il Garofalo (Ferrara 1476 - 1559)


Ritratto marmoreo

Soprannome di Benvenuto Tisi. Fece parte della scuola ferrarese. Lavorò, infatti, alla corte degli Estensi e il soprannome Garofalo deriva dal nome del paese in cui nacque e lui stesso occasionalmente firmava i suoi quadri con un piccolo disegno di un garofano. In gioventù risentì dell’influenza di Lorenzo Costa e di Boccaccio Boccaccino (Ferrara, 1468 – Cremona, 1525 – pittore italiano): di questo ambiente culturale risentono le sue opere come l’Adorazione dei Magi (Ferrara, Pinacoteca) e gli affreschi di Palazzo Costabili. Prima del 1510 fu quasi certamente a Venezia in relazione con il Giorgione, come sembra da un gruppo di opere (Adorazione, Museo di Cambridge), Madonna di San Girolamo (Napoli, Museo di Capodimonte). Più tardi, a contatto con Raffaello, volle imitarne la grandiosità e la nobiltà d’assunto, smarrendo talvolta le sue doti naturali.

Alcuni particolari dell'affresco della "Sala del Tesoro" di Palazzo Costabili

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Particolari dell'Adorazione dei Magi e San Bartolomeo
Vergine con Bambino


Gaudenzio Ferrari

(Valduggia, Vercelli 1475 ca. - Milano 1546)


Pittore, scultore e plasticatore. Svolse il suo apprendistato a Varallo nel clima del futuro Sacro Monte. Il suo stile “lombardo” risentì delle ultime tracce gotiche e si congiunse al manierismo. Aprì una florida bottega a Milano e fra le sue ultime opere si ricordano gli affreschi già in Santa Maria della Pace (Milano, Brera), in cui il maestro tornò ad un’arte più sobria, castigata ed essenziale.

Resurrezione

 


Sodoma (Vercelli 1477 - Siena 1549)


Soprannome di Giovanni Antonio Bazzi, fu un pittore di transizione dal Rinascimento al Manierismo. l soggiorni a Milano, Roma e infine a Siena lo avvicinarono ad artisti come Leonardo da Vinci, il Bramantino, il Pinturicchio e il Perugino, la cui influenza è ravvisabile negli affreschi del refettorio del convento olivetano di Sant’Anna in Camprena, presso Pienza, commissionati nel 1503 e terminati l’anno seguente. Più mature e dal tratto più incisivo sono le Storie di San Benedetto (1505 - 1508) che, lasciate incomplete da Luca Signorelli, il Sodoma affrescò per il chiostro di Monte Oliveto Maggiore. A Roma, in Vaticano, ebbe l’incarico di decorare nel 1508 la Stanza della Segnatura e per questo lavorò affrescando il soffitto sino all’arrivo di Raffaello. In seguito, per la Farnesina dipinse le Nozze di Alessandro e Rossane (1516 - 1518). Alla fine di numerosi viaggi terminò gli affreschi per l’oratorio di San Bernardino ed eseguì il Gonfalone di San Sebastiano (Palazzo Pitti, Firenze) e le Storie dei Santi Ansano e Vittore (1529, Palazzo Pubblico, Siena). La sua notorietà fu offuscata, verso la fine della carriera, dall’ascesa di un nuovo artista, Domenico Beccafumi.    

Resurrezione


Bartolomeo della Porta

 (Soffignano, Prato 1478 ca. - Pian del Mugnone, Firenze 1517)


Un altro allievo di Cosimo Rosselli, cambiò il nome originario Baccio della Porta in ‘Fra Bartolomeo quando, influenzato da Girolamo Savonarola, nel 1499 abbandonò temporaneamente la pittura per farsi monaco domenicano, scelta che avrebbe profondamente segnato la sua produzione artistica.

Tornato alla pittura, realizzò l’Apparizione della Vergine a san Bernardo (1504-1507, Accademia, Firenze). Dopo un viaggio a Venezia nel 1508 divenne uno dei principali esponenti della scuola fiorentina della composizione cromatica, colpito dal colorismo del Giambellino.

Sono di questo periodo le austere e monumentali pale d’altare, quali il Padreterno con Maria Maddalena e santa Caterina da Siena (1509, Pinacoteca, Lucca) e lo Sposalizio di Santa Caterina (1511, Louvre, Parigi e 1512, Accademia, Firenze). Le opere successive di ‘Fra Bartolomeo, quali la Madonna della Misericordia (1515, Pinacoteca, Lucca), riflettono lo stile maestoso di Michelangelo e Raffaello   dei quali aveva potuto ammirare le opere durante un viaggio a Roma nel 1514.

Sposalizio di Santa Caterina - Apparizione della Vergine a San Bernardo

 

Ritratto di Gerolamo Savonarola

 

La deposizione - La Sacra Famiglia


Giorgione (Castelfranco Veneto 1477 ca. - Venezia 1510)


Autoritratto - Autoritratto come David

Probabilmente il vero nome fu Giorgio Barbarelli, ma le notizie che si hanno sulla vita di questo pittore sono scarse ed imprecise. Sembra, comunque, che compì i suoi studi nella bottega del Giambellino. Giorgione fu uomo di vasta cultura e, a differenza della maggior parte degli artisti veneti che lavoravano su commissione della Chiesa e delle autorità pubbliche, prestò prevalentemente la sua opera a privati.

Sebbene non sia giunto fino a noi nessun dipinto da lui datato e firmato, gli sono attribuite con certezza alcune opere di grande efficacia: la Pala di Castelfranco (1504, Duomo di Castelfranco Veneto), i Tre Filosofi (1508 — 1509, Kunsthistorisches Museum, Vienna), La Tempesta (1506 — 1508, Gallerie dell’Accademia, Venezia), il Ritratto di giovane donna (1506, Kunsthistorichen Museum, Vienna). La paternità di altri dipinti non è altrettanto sicura e la critica si divide su diverse ipotesi.

Pala di Castelfranco Veneto

I tre filosofi

La Tempesta

Ritratto di giovane donna (Laura)

Le composizioni di Giorgione presentano spesso uno schema tipico: una figura o un gruppo ristretto di figure sono ritratti in un paesaggio che si allunga molto in profondità ed anche nella scelta dei soggetti della rappresentazione le sue opere presentano riforme importanti soprattutto nell’innovazione del paesaggio e del nudo femminile.

La lettura iconologia della Tempesta, ad esempio, rimane ancora oggi controversa. Destinata ad un pubblico colto abituato a ricercare nei dipinti il “significato nascosto”, la tela ha per assoluto protagonista il paesaggio. Le figure sono costruite dal colore più che dalle linee, e una luce misteriosa tutto avvolge e comprende. Palesandosi come opera di pura immaginazione, La Tempesta si pone certamente al di fuori della tradizione figurativa del tempo che prevedeva paesaggi ispirati esclusivamente a storie bibliche, classiche o allegoriche, preparando il terreno ai maestri del secolo successivo Claude Lorrain e Rembrandt. Tra le altre tele attribuite al Giorgione la Venere dormiente (1510 ca. Gemaldegalerie, Dresda) è una delle prime opere d’arte in cui la figura femminile (un nudo reclinato) appare unico e principale soggetto. La concezione della pittura che vi è sottesa nutrì uno dei filoni più importanti dell’arte moderna europea e ispirò direttamente grandi artisti come Tiziano e Rubens.

La Venere dormiente

 

Adorazione dei Magi
dettagli Adorazione dei Magi

Adorazione dei pastori
La Sacra Famiglia

 

Giuditta

DOSSI DOSSO (? 1479 - Ferrara 1542)


Pittore della scuola ferrarese pseudonimo di Giovanni Luteri ma la famiglia è di origine trentina. Gli storici concordano nel ritenere che, nei primi anni del ‘500 Dosso si sia formato a Venezia, dal momento che le sue prime opere giovanili mostrano di ispirarsi al cromatismo di Giorgione e del giovane Tiziano. La frequentazione della città lagunare da parte del pittore è attestata da vari documenti a partire dal 1516. A quella data è già da un paio d’anni pittore di corte a Ferrara, dove risiede presso il castello estense. Nel sofisticato ambiente culturale patrocinato dai duchi d’Este e frequentato in quei tempi da illustri personaggi come l’Ariosto, Dosso elabora il suo linguaggio pittorico che, arricchendo i primi modi vicini alla pittura veneta con influssi della più aggiornata cultura centro italiana (Raffaello, Michelangelo), trova soluzioni di grande originalità e vivacità cromatica. Oltre a pale d’altare e affreschi, dipinse molti quadri da cavalletto che rappresentano prevalentemente scene allegoriche e mitologiche. Un probabile viaggio a Roma, durante il quale entrò in contatto con Raffaello, accentuò il suo interesse per l’arte classica. Insieme con il  fratello Battista affrescò la Villa Imperiale di Pesaro (1530) e il Castello del Buonconsiglio di Trento (1530 — 1532). Tra le sue opere si ricordano Il Baccanale (Castel Sant'Angelo, Roma), la Maga Circe (Galleria Borghese, Roma) e il San Gerolamo (Kunsthistorisches Museum, Vienna), I’unico suo dipinto firmato.

Maga Circe - Baccanale
L'adorazione dei Magi


Savoldo Giovanni Gerolamo (Brescia 1480 ca. - 1548 ca.)


Pittore di grande estro sperimentò luci e forme in chiave innovative, collegando l'arte del primo Rinascimento al Caravaggio. La prima documentazione risale al 1508 e lo vede iscritto all'Arte dei medici e degli speziali di Firenze, ma si pensa che si sia formato a Brescia, presso Vincenzo Foppa. Nel 1509 ritornò a Brescia da dove iniziò frequenti spostamenti a Venezia. Sposò una vedova fiamminga, le cui origini nordiche lo avvicinarono ulteriormente alla cultura prediletta dalla sua pittura. Ne sono testimonianza le due Tentazioni di Sant' Antonio (1520 ca., Timken Art Gallery, San Diego; Museo Puskin, Mosca) che, citando Hieronymus Bosch, rispecchiano con inquietudine le distanze prese nei confronti del classicismo veneziano. La sperimentazione della luce si accentuò nell’Arcangelo e Tobiolo (Galleria Borghese, Roma) e nella Maddalena (National Gallery, - Londra), entrambi del 1524 ca., ma l'impegno di rappresentare immagini e colori naturalistici si nota soprattutto nei quadri notturni, tra cui San Matteo e l’Angelo (Metropolitan Museum of Art, New York). Fino alla fine Savoldo cercò diverse soluzioni pittoriche, puntando con forza sull’uso dei contrasti e dei chiaroscuri, come nella Natività (1540, Pinacoteca Tosio Martinengo, Brescia).

Ritratto di un cavaliere


Luini Bernardino (?1480 ca. - Milano 1532)


Di recente é stato individuato il suo vero cognome, De Scapis, ma sulla sua biografia rimangono ancora molte incertezze. Pittore della scuola lombarda influenzato dallo stile di Leonardo che reinterpretò in chiave originale, più popolare e sentimentale. Le prime testimonianze della sua attività risalgono al 1507: di quell’anno sono l’affresco della chiesa di Santa Beata Vergine del Soccorso, a Geranzano e la pala Madonna col Bambino e due santi (Musée Jacquemart-André, Parigi). Sempre attorno al 1507, Luini fu probabilmente a Roma e a Firenze dove ebbe modo di conoscere l’opera di Raffaello, dalla quale trasse ispirazione coniugandone tuttavia alcuni elementi stilistici con moduli lombardi (predella della pala del Compianto con la rappresentazione della Leggenda della Croce, 1510 ca. Santa Maria della Passione, Milano). Risale certamente al 1512 l'affresco dell’Abbazia di Chiaravalle raffigurante la Vergine e il Bambino con due angeli musicanti. Il dipinto, influenzato dalla pittura del Bramantlno, mostra una maturazione stilistica in chiave classicheggiante che, insieme alle suggestioni leonardesche, caratterizzerà d’ora in poi tutta la sua opera. Nel 1516 decorò la cappella del Sacramento (San Giorgio al Palazzo, Milano), con un affresco in cui si riconoscono reminiscenze ancora raffaellesche (Crocifissione). Dopo il 1520 poté vedere alcuni disegni di Leonardo giunti in Italia dalla Francia, tra questi il cartone di Sant’Anna, di cui divenne proprietario. Le suggestioni leonardesche sono chiaramente visibili nelle Madonne dipinte in questo periodo, caratterizzate da un’espressione dolce e da una serenità di stampo classico. (Madonna del Roseto; Madonna col Bambino; San Giovanni e I’Agnello, Collezione Edoardo Rothschild, Parigi). Al 1523 circa, risalgono gli affreschi commissionatigli da Gerolamo Rabla: il Mito di Cefalo e Procri (National Galery of Art, Collezione Kress, Washington), il Mito di Europa (Staatliche Museen, Berlino) e una serie di dipinti di contenuto religioso e profano (suddivisi tra Brera, Milano; Museo Malaspina, Pavia; Louvre, Parigi; Musée Condé, Chantilly; Collezione Wallace, · Londra) per la villa detta “ La Peluca " presso Lesmo. Luini decorò, inoltre, con immagini di gran respiro, caratterizzate da precise costruzione prospettica e fluidi ritmi narrativi, le chiese di Santa Maria degli Angeli a Lugano (1529) e San Maurizio al Monastero Maggiore di Milano (1530), e la cappella del Simulacro nel Santuario della Sacra Vergine dei Miracoli di Saronno (1532). Discusso artista del rinascimento lombardo, Luini diede vita ad una pittura semplice ed immediata, dai toni chiari e pacati, nella quale il colore più intenso evidenzia le figure più importanti della composizione. Oltre a Leonardo e Raffaello guidarono la sua pittura gli altri artisti del rinascimento lombardo come Bernardo Zenale, il Borgognone, il Solario e il Foppa.

Madonna del roseto

Madonna di Menaggio


Lotto Lorenzo (Venezia 1480 ca. - Loreto 1556)


Autoritratto

Pittore, ritrattista formatosi alla scuola veneta di Giovanni Bellini prima ed, in un secondo momento, a quella di Antonello da Messina e Albrecht Dürer. La sua opera, che comprende numerosi ritratti, costituisce tuttavia un esempio originale e isolato all’interno dell’arte veneta del Cinquecento.

Al primo periodo appartengono il Ritratto del Vescovo Bernardo de Rossi (Capodimonte 1505, Napoli) e il San Gerolamo (1506, Louvre). Dopo aver lavorato in diverse città del Nord dell’Italia, nel 1508 si trasferì nelle Marche dove realizzò il cosiddetto Polittico di Recanati (Pinacoteca di Recanati) e la Madonna con due santi (Galleria Borghese, Roma). Nel 1509 era a Roma dove decorò per Giulio ll le Stanze Vaticane. Questi suoi affreschi furono in seguito distrutti per ordine del pontefice stesso e sostituiti con quelli di Raffaello.

Come documentano le successive Deposizione (1512, Pinacoteca di Jesi) e Trasfigurazione (1513, Pinacoteca di Recanati), che richiamano l’arte di Raffaello, l’ambiente romano segnò sensibilmente il percorso  dell’artista. La sua stagione più intensa e felice si svolse tuttavia a Bergamo, negli anni 1513-1525. E', infatti, in questa città che, a contatto con la tradizione lombarda, distante dalla linea del classicismo e volta ad una rappresentazione antiaccademica e popolareggiante, emergono i tratti più caratteristici della pittura del Lotto: la ricerca sui colori e sulla luce e la resa psicologica dei personaggi. A questo periodo risalgono le pale delle chiese di Santo Spirito e San Bernardino in Pignolo (1521), dalla composizione raffinata e mosse da arditi accostamenti cromatici. Tra le opere successive ricordiamo il San Nicola in gloria (1529, chiesa di Santa Maria del Carmine, Venezia) che non incontrò il favore dei contemporanei; la Crocifissione per la chiesa di Monte San Giusto (1531, Fermo, Ascoli Piceno) e la Pale di Santa Lucia (1532, Pinacoteca di Iesi.

Nel ritratto, il genere più vicino alla sua sensibilità, Lotto seppe rendere con intensa partecipazione l’umanità e la psicologia dei personaggi. Ne sono esempi il Giovinetto (1526, Castello Sforzesco, Milano), Ritratto di gentiluomo (1527, Galleria dell’Accademia, Venezia), Lucina Brembati (Accademia Carrara, Bergamo), Andrea Odoni (1527,Hampton Court, Collezioni Reali)

Nell’ultimo periodo della sua vita Lotto dipinse alcune opere che rivelano per la scelta dei colori l’influenza del Tiziano (Assunzione con santi, chiesa di Mogliano, Fermo). Infine, povero e tormentato da dubbi e scrupoli religiosi, si ritirò nella Santa Casa di Loreto e qui realizzò dipinti a soggetto sacro generalmente considerati di minore interesse nella sua produzione, tra i quali vale tuttavia la pena di ricordare la Presentazione al Tempio.

Ritratto di gentiluomo - Ritratto di Andrea Odoni - Ritratto di Lucina Brembati

Natività

San Giuseppe mostra a Santa Caterina Gesù che dorme

Madonna con Bambino e Santi


Palma il Vecchio (Serina, Bergamo 1480 ca. - Venezia 1528)


Pseudonimo dl Jacopo Negretti, pittore della scuola veneta. La sua opera fu strettamente connessa a quella dei maestri veneziani Giovanni Bellini, presso il quale si formò, Giorgione e Tiziano. Utilizzando forme ampie e colori caldi e preziosi, dipinse numerose Sacre Conversazioni, in cui gruppi di figure conversano immersi in una calma atmosfera soffusa di bagliori dorati. L’influenza dell’ultimo Bellini é ravvisabile, in particolare, nella Sacra Conversazione di Rovigo (1512 ca. Pinacoteca del Concordi), mentre forti sono le suggestioni tizianesche nella Vergine della Sacra Conversazione di Dresda (1520 ca. opere d’ispirazione religiosa si ricordano il Polittico di santa Barbara (1522 ca. Santa Maria Formosa, Venezia) e il Trittico di sant’Elena (Pinacoteca di Brera, Milano). L’assimilazione della lezione di Bellini, come pure di Sebastiano del Piombo, Tiziano e soprattutto Giorgione, é evidente anche nei ritratti che eseguì fin dal primo periodo di attività. Tra questi, I più noti sono il Ritratto di fanciulla (Kunsthistorisches Museum, Vienna), Ritratto di dama (Museo Poldi-Pezzoli, Milano) e, soprattutto, Le tre sorelle (anteriore al 1525, Gemaldegalerie,Dresda).

Polittico di Santa Barbara

La Sacra conversazione

Venere e Cupido

Ritratto di giovane uomo - Ritratto di giovane donna


Antoniazzo Romano (notizie dal 1461 al 1508)


Soprannome di Antonio Aquili. Discussa è la sua formazione, ma fondamentali sembrano gli influssi di Benozzo Bozzoli e di Piero della Francesca con le originali soluzioni della Madonna di Kress (New York, Metropolitan Museum) ed altre opere. Le numerose e ripetute collaborazioni, per la decorazione del Vaticano, con Domenico Ghirlandaio (1475), con Melozzo da Forlì (1480-1481), col Perugino (1484-1485), pur non alterando l’originario substrato poetico di Antoniazzo Romano, pongono il problema dei suoi rapporti con la coeva pittura umbra e toscana, essendo egli, a buon diritto, la figura di punta nel mondo pittorico umbro-laziale alla fine del secolo.

Madonna con Bambino Museo di Houston (USA)


Peruzzi Baldassarre (Siena 1481 - Roma 1536)


Pittore e architetto subì, nella pittura, l’influsso di Raffaello. Si distinse molto presto grazie alla realizzazione degli affreschi nella Chiesa di Santa Maria della Pace, inoltre progettò il palazzo oggi noto come villa Farnesina (1509 - 1511), famoso per la grazia delle proporzioni e i magistrali affreschi della Sala delle Prospettive. Nel 1520 papa Leone X lo nominò architetto della Basilica di San Pietro, ma durante il sacco di Roma del 1527, il Peruzzi si rifugiò a Siena dove divenne architetto della Repubblica. Tornato a Roma nel 1532, iniziò il suo capolavoro architettonico, il Palazzo Massimo alle Colonne (1535) notevole per la sobrietà degli ornamenti e per la convessità della facciata.

Particolare di un affresco nell'Episcopio di Ostia


Delitio Andrea (Lecce nei Marsi ?1410 - ?1491)


Si crede che discendesse da una famiglia di pittori e scultori di origine veneta operosi in Abruzzo sin dal Xll secolo, ma la sua formazione non é nota. Le opere prime, come il Trittico della Galleria Walters di Baltimora, rivelano la personalità di un pittore ancora legato alla fantasiosa poesia del gotico e pure attento alle nuove esperienze prospettiche toscane. La sua opera più importante é il ciclo di affreschi nella volta e nelle pareti del coro del Duomo di Atri (Teramo), con Storie della vita della Vergine e di Gesù, posteriori al 1481.

La Giustizia (Duomo di Atri)