Moretto
da Brescia (Brescia 1490 circa - 1554)

Soprannome di Alessandro Bonvicino, pittore attivo
principalmente nella sua natia Brescia. Era un allievo di Tiziano e,
certamente, la sua influenza è evidente nel lavoro di Moretto. Era il
pittore bresciano leader del suo tempo e aveva una grande fama come
pittore di pale d'altare e altre opere religiose, le quali visualizzavano
una gravità impressionante e un sentimento poetico della natura come
nella S. Giustina con un donatore. La ricerca dell’armonia compositiva e
dell’equilibrio formale e cromatico che aveva caratterizzato il primo
Rinascimento stava per lasciare il posto a nuovi ideali artistici,
improntati a una concezione più drammatica della vita. I ritratti, anche
se molto meno numerosi, sono considerati generalmente di qualità
superiore e di notevole importanza storica. Sembra probabile che egli
abbia introdotto la piena indipendenza del ritratto a figura intera in
Italia, come il Ritratto di gentiluomo della National Gallery di Londra.
 |
Pietà (1520,
Washington, National Gallery of Art) |
 |
Santa Giustina con
l'unicorno e un devoto (1530, Vienna, Kunsthistorisches Museum) |
 |
Ritratto di uomo
(1520, Museo di Belle Arti di Budapest) |
 |
Ritratto di gentiluomo
(1526, Londra, National Gallery) |

|
E' una straordinaria opera di Moretto da Brescia, il San
Rocco curato da un angelo (1545, Museo delle Belle Arti di
Budapest). Il quadro è stato dipinto per la chiesa di sant'Alessandro
a Brescia. Secondo una diffusa tradizione popolare, San Rocco, nella
via di ritorno da un pellegrinaggio a Roma, si era dedicato alla cura
degli ammalati di peste, finendo per essere anche lui contagiato; dopo
essersi rifugiato in una grotta, era stato curato dagli angeli e
nutrito da un cane che gli portava ogni giorno un pane. Guarito dalla
peste, riprese il cammino verso casa, ma per errore fu messo in
prigione a Voghera, dove morì poco dopo. Moretto raffigura il Santo
all'aperto mentre viene curato da un angelo; alle sue spalle il
bastone da pellegrino, mentre a sinistra si vede il cane che arriva
portando il pane. |
il Pontormo (Pontormo,
Empoli 1494 - Firenze 1556)

Soprannome
di Jacopo Carrucci, pittore manierista italiano. Nelle opere giovanili si
avverte l’influenza di Pietro di Cosimo, Leonardo e Andrea del Sarto di
cui fu assistente con Rosso Fiorentino. Nel 1518 dipinse per la famiglia
Medici la lunetta di Vertunno e Pomona nella Villa di Poggio a Caiano
(1519 - 1521).

|
Lunetta di
Vertunno e Pomona |
Divenne
protagonista della pittura fiorentina attorno al 1920 con il suo stile
caratterizzato dall’influenza michelangiolesca. Delle sue opere
manieriste ricordiamo Giuseppe in Egitto (1518, National Gallery, Londra),
la tavola con
La Madonna
e santi (1518 circa, San Michele Visdomini, Firenze),
la Cena
in Emmaus (1525, Uffizi, Firenze), Deposizione (1526 — 1528, Santa
Felicita, Firenze) e numerosi ritratti tra cui Alessandro de’Medici
(1525 circa, Pinacoteca Nazionale, Lucca).
La cena in Emmaus
(1525, Firenze, Uffizi) |
 |
Giuseppe
in Egitto (1518, Londra, National Gallery) |
 |
la tavola con
La Madonna
e santi (1518 circa, San Michele Visdomini, Firenze)
|
|
 |
Alessandro de’Medici
(1525 circa, Pinacoteca Nazionale, Lucca)
|
|
Giovanni Antonio
Sogliani (Firenze, 1492 - 1544)

Si formò alla scuola di Lorenzo Credi e sullo
studio delle opere di Leonardo da Vinci di cui divenne un imitatore. Fu
attratto poi dalla problematica manieristica. Limitata la sua produzione.
Ricordiamo una Madonna col Bambino e Santi e un San Domenico e i frati
serviti dagli angeli nel convento di San Marco a Firenze.

|
San Domenico e i
frati serviti dagli Angeli (1536, Convento di San Marco, Firenze) |

|
Madonna col Bambino e Santi |
Francesco
Melzi (Milano 1493 - Vaprio d'Adda 1570)
Pupillo di Leonardo da Vinci, lo seguì da Milano
a Roma e poi ad Amboise ove assistette alla morte del maestro e ne
ereditò tutti i manoscritti conservati, poi, nella propria villa di
Vaprio. La sua unica opera certa, il Ritratto di vecchio (Pinacoteca
Ambrosiana di Milano) datato e firmato 1510, definisce la sua posizione di
mediocre e freddo allievo di Leonardo. Alcune opere come Flora (Ermitage,
San Pietroburgo), gli sono state attribuite in tempi recenti dopo che
erano state ritenute di Leonardo. Maggiore importanza assume il Melzi per
essere stato il compilatore di quella raccolta di pensieri del maestro
sulla pittura (Roma, Biblioteca Vaticana) che, variamente elaborata dagli
editori, ci è pervenuta come "Trattato della pittura di Leonardo da
Vinci".
 |
Ritratto di giovane donna
- Flora (1520, Ermitage, San Pietroburgo) |
Domenico
Capriolo (Treviso (?) 1494 - 1528)
Autoritratto (1512, Ermitage, San
Pietroburgo) |
Considerato dalla critica recente tra le figure maggiori
della scena pittorica trevigiana dei primi anni del Cinquecento, Domenico
Capriolo è riconosciuto per aver unito la maniera tradizionale di Pier
Maria Pennachi, suo suocero, a quella illuminante del giovane Lorenzo
Lotto. Di origine veneziana, il pittore trascorre la maggior parte della
vita a Treviso ma i suoi inizi sono oscuri per mancanza di documenti:
dalla possibile presenza nella bottega del Pennacchi all'eventuale
formazione presso il Lotto, cui il Capriolo si ispira per la ritrattistica
negli ultimi anni di attività, diverse ipotesi sono state formulate. In
base alle grandi affinità che esistono tra la sua maniera intorno agli
anni Venti e quella di Palma il Vecchio, l'ipotesi più probabile è di
una sua appartenenza alla schiera dei pittori lombardi attivi a Venezia
nel secondo decennio del Cinquecento. La letteratura propone il suo famoso
autoritratto conservato all'Ermitage di San Pietroburgo.
Lattanzio
da Rimini (notizia fra il 1495 e il 1524)
Attratto
nell’ orbita veneta e allievo di Giovanni Bellini, esordì a Venezia
dipingendo nella sala del Maggior consiglio del Palazzo Ducale (1495).
Accostatosi quindi a Cima da Conegliano e
ai modi del Carpaccio, operò nel
bergamasco (Elemosina di San Martino, 1500 circa, chiesa parrocchiale di
Piazza Brembana; pala con Santi, 1505, chiesa parrocchiale di Mezzoldo),
nella provincia veneta (I santi Giovanni Battista, Pietro e Paolo, chiesa
parrocchiale di Neale, Venezia) e in Romagna, rivelando indubbie doti
pittoriche nei colorito caldo e vivace e nelle solenni composizioni.
Sacra conversazione - Madonna con
Bambino, San Giovanni Battista e San Girolamo
(1501-1515, Museo della città di
Rimini) |
Rosso
Fiorentino (Firenze 1495 - Fontainebleau 1540)
Soprannome
di Giovanni Battista di Jacopo il cui contributo fu d’importanza
fondamentale per le origini del manierismo. Allievo di Andrea del Sarto,
il Rosso mostrò sin dalle prime opere giovanili una personalità
indipendente. Nella Deposizione (1521, Pinacoteca comunale di Volterra),
il modellato e la prospettiva molto personali, la luce tagliente, il
movimento acrobatico delle figure, i colori insoliti e vibranti e la
composizione dinamica e intrecciata creano l’effetto inquietante tipico
di molte opere italiane del Cinquecento. Con lo Sposalizio della Vergine
(1523, San Lorenzo, Firenze) le sue figure divennero più solide e
monumentali. Lavorò a Firenze e poi a Roma, da cui dovette fuggire
durante il sacco del 1527 per rifugiarsi a Venezia. Quest’evento segnò
una svolta nella maturazione dell’artista, nelle cui opere entrò una
tematica più cupa, come in Lamento o Pietà (1528, Orfanelle,
Sansepolcro) e Trasfigurazione (1528 — 1530, Duomo di Città di
Castello). Nel 1530 Francesco I lo chiamò in Francia in veste di pittore
ufficiale. Per la reggia di Fontainebleau decorò con Francesco
Primaticcio il Padiglione di Pomona (1532 - 1535) e
la Galleria
di Francesco I (1534 - 1537), con un ciclo di dodici affreschi nei quali
la sua maniera si fece più controllata
ed elegante. Va sottolineata l’importanza del contesto storico-culturale
e il ruolo del Rosso nel « passaggio » del Rinascimento
italiano in Francia.
Giulio Romano (Roma
1499 circa - Mantova 1546)

Soprannome di
Giulio Pippi, fu tra i principali collaboratori di
Raffaello ne ereditò parte del patrimonio ed portò a compimento il progetto
delle Stanze Vaticane con gli affreschi eseguiti in collaborazione della
Battaglia di Costantino e dell’Apparizione della Croce.I suoi primi progetti
di architettura furono, entrambi a Roma,
la Villa
Lante
sul Gianicolo Baldassarre Turini da Pescia (1518-1527) e il palazzo
Stati-Maccarani (1521-1524). Fu chiesto a Mantova da
Federico II Gonzaga a cui era stato indicato da Baldassarre Castiglione,
letterato e suo ambasciatore a Roma. Pur accettando l'invito, attese a Roma il
completamento dei lavori che Raffaello non aveva avuto modo di terminare, per
raggiungere la città lombarda nel 1524. Si racconta che, al suo arrivo, il
marchese Federico II lo accolse calorosamente e, donatogli un cavallo, lo
condusse fuori delle mura della città per recarsi in una località chiamata Te
ove erano delle stalle e dove in seguito Federico II chiese a Giulio Romano di
realizzare una villa, il celebre Palazzo Te. Nel 1526 venne nominato prefetto
delle fabbriche dei Gonzaga (1526) e "superiore delle vie urbane",
che gli davano la qualifica di sovrintendere a tutte le produzioni artistiche
locali. Poté così iniziare un'ampia opera come pittore e architetto,
improntata a un fasto decorativo e un'estrosità sempre in bilico tra
classicismo e manierismo.

|
Palazzo del Te - Mantova |
 |
 |
 |
Banchetto di Cupido e
Psiche |
Veduta Sala dei Giganti |
Caduta dei Giganti |
Ballo di Apollo con le Muse (1540,
Firenze, Palazzo Pitti) |
Giovanni
da Udine (Udine 1487 - Roma 1561)
Soprannome di Giovanni Nanni, pittore e architetto
considerato l'inventore della decorazione a "grottesche"
eseguito ad affresco o a stucco. Le decorazioni a grottesche sono
motivi ornamentali di elaborate ghirlande, foglie e frutti, spighe,
fontane e putti. Fu collaboratore di Raffaello per la decorazione
delle Logge Vaticane e, in seguito, assistette anche Giulio Romano.
Pietro Cavaro (Cagliari
? - 1537)
Proveniente da famiglia di pittori italiani attivi in
Sardegna. E' considerato il maggior pittore sardo del Rinascimento. Su uno
sfondo tradizionale catalano acquisito nel corso di un suo soggiorno a
Barcellona, innestò dapprima elementi napoletani e, in seguito,
raffaelleschi.

|
Particolare del "San
Francesco riceve le stimmate" |
Gian
Giacomo Caraglio (Verona 1550 circa - Cracovia 1565)
Incisore e medaglista italiano. Eseguì stampe su disegni
di Perin del Vaga e copie di opere di Rosso Fiorentino, Raffaello, Tiziano
e Parmigianino. Intagliò il ritratto di cristallo di Bona di Savoia, ora
all'Accademia Ambrosiana di Milano.

|
Adorazione dei pastori |
Perin del
Vaga (Firenze 1501 - Roma 1547)
Soprannome di Piero di
Giovanni Bonaccorsi, pittore colto e raffinato manierista, fu un
protagonista dell’arte del Centro-ltalia del secondo quarto del secolo XVI. Dopo l’apprendistato fiorentino, si trasferì a Roma, al seguito di
un oscuro pittore da cui prese il soprannome,
inserendosi nella bottega di Raffaello; le sue prime opere romane
riflettono lo stile raffaellesco e di Baldassarre Peruzzi (affreschi delle
Logge Vaticane; Filosofi o storie romane
a Palazzo Baldassini (1521 - 1522 circa). A Firenze, tra il 1522 e il
1523, affrescò
la Cappella Pucci
e nel periodo 1528 - 1536 fu a Genova presso Andrea Doria per il quale
eseguì affreschi di soggetto celebrativo (Caduta dei giganti nel
salone ovest dei Palazzo Doria)
e cartoni per arazzi (Amori dl Giove, Storie di Enea).
 |
Caduta dei giganti |
Dipinse, inoltre, pale
d’altare per le chiese
genovesi (Pala Basadonne, 1534, National Gallery, Washington). Rientrato a
Roma fu a capo di una
frequentata bottega: il suo stile divenuto prevalentemente
michelangiolesco, si fece più sontuoso e decorativo (basamento
della Stanza della Segnatura
in Vaticano, affreschi della Sala Paolina e di altre stanze in Castel
Sant’Angelo).
La Sacra Famiglia (Melbourne,
Australian National Gallery of Victoria) |
Parmigianino (Parma
1503 - Casalmaggiore 1540)
 |
 |
Autoritratto (Londra,
National Gallery) |
Autoritratto (1540,
Vienna, Kunsthistorisches Museum) |
Soprannome
di Francesco Maria Mazzola, pittore manierista appartenente ad una
famiglia
d’artisti, entrò in contatto
con il Correggio mentre lavorava a Parma agli affreschi di San Giovanni
Evangelista e del Duomo. Ma già dalle prime opere si distaccò dallo
stile del maestro per la ricerca di una maggiore eleganza formale
(Leggenda di Diana e Atteone,
1523, Fontanellato, Rocca dei
Sanvitale).Verso il 1523 si recò a Roma, dove studiò l’opera di
Raffaello e Michelangelo e frequentò l’ambiente di Rosso Fiorentino,
Giulio Romano e Perin del Vaga. Le opere di questo periodo si distinguono
per l’intellettualismo, con la composizione basata su forme ovali
allungate e i colori a toni freddi e cangianti, come la paia d’altare
con
la Visione
di San Girolamo (1525 - 1527, National Gallery, Londra). Dopo il sacco dl
Roma del 1527 si rifugiò a Bologna dove dipinse alcune delle opere più
importanti,
la Santa Margherita
(1529 circa, Accademia,
Bologna) e
la Madonna
della Rosa (1531 circa, Gemäldegalerie, Dresda), nelle quali spicca
l’impianto manieristico di grande eleganza formale. Tornato a Parma
dipinse
la Schiava Turca
(1530 circa, Pinacoteca, Parma) e
la Madonna
dal
Collo lungo (1.535 circa, Galleria
degli Uffizi, Firenze). Tra gli artisti più originali del manierismo il
Parmigianino, morì alla giovane età di soli 37 anni, inaugurò la
stagione del Barocco.
La passione del Parmigianino non era però la pittura, ma l'alchimia, fu
il vero alchimista di laboratorio." stillando cercava l’
archimia dell’oro et non si accorgeva lo stolto, ch’aveva l’archimia
nel far le figure ", scriveva il Vasari non senza irritazione e
rammarico. Parmigianino era convinto che sarebbe riuscito a ottenere l'oro
dal mercurio, il ché ci autorizza a credere che morì a soli 47 anni per
il saturnismo (intossicazione da mercurio).Negli ultimi anni della sua
breve vita appariva sciupato e vecchi, così si ritrae l'anno stesso della
sua morte. E' sempre il Vasari che racconta: "...e perciò aveva
preso aria di mezzo stolto, e già la barba et i capelli cresciutigli,
aveva più viso d'uomo salvatico, che di persona gentile come egli
era."
La sua influenza si estese anche
alla pittura francese, grazie ai suoi allievi Primaticcio e Nicolò
dell’Abate che lavorarono
alle decorazioni della reggia di Fontainebleau. Pur trattandosi di
uno dei maestri della pittura italiana, la filatelia ha, in pratica,
ignorato questo artista ed appunto in considerazione dell'importanza che
il Parmigianino riveste in questo contesto ne pubblichiamo alcune fra le
opere più importanti.
 |
Madonna di San Zaccaria (1528, Firenze, Uffizi) |
 |
Matrimonio mistico di Santa Caterina (1521, National
Gallery, Londra) |
Visione di San Girolamo (1526-1527, Londra, National
Gallery) |
 |
Conversione di San Paolo (1552, Vienna,
Kunsthistorisches Museum) |
 |
 |
Madonna dal collo lungo (1530, Firenze, Uffizi) |
 |
Cupido che fabbrica l'arco (1534, Vienna,
Kunsthistorisches Museum) |
Ritratto di un collezionista (1525, National
Gallery, Londra) |
 |
Madonna della rosa (1528, Dresda, Gemäldegalerie) |
 |
|
Schiava turca (1530, Parma, Pinacoteca Nazionale) |
 |
|
Bronzino (Ponticelli,
Firenze 1503 - 1572)

Soprannome d’Agnolo
di Cosimo, pittore tra i massimi esponenti del manierismo fiorentino.
Pittore ufficiale alla corte dei
Medici, dipinse numerosi ritratti, tra i quali Cosimo l (Uffizi, Firenze)
e tavole a soggetto religioso (Martirio di San Lorenzo, 1569, San Lorenzo,
Firenze).
Allievo del Pontormo con il quale
collaborò ai lavori per
la Certosa
del Galluzzo (1523 -1526) e per
la Cappella Capponi
di Santa Felicita a Firenze (1526 - 1528 circa), elaborò uno
stile raffinato ed aristocratico,
preciso nella resa dei dettagli e dei colori. Alcuni suoi dipinti come
Cristo al Limbo (1522, Santa Croce, Firenze), sono considerati tra i più
rappresentativi esempi dell’arte manierista, per le figure allungate e
le composizioni affollate. Di tono più pacato sono i ritratti, molto
stilizzati nelle forme, caratterizzati da pose piuttosto rigide e
particolari preziosi, che testimoniano del rango e della posizione sociali
dei committenti
(Eleonora di Toledo e suo figlio,
1545, Uffizi, Firenze). Altre sue opere, infine, come Allegoria del
trionfo di Venere (1550, National Gallery, Londra), sono caratterizzate da
un freddo
erotismo.

|

|
Sacra Famiglia con Sant'Anna e
San Giovannino (Parigi, Louvre) |
Eleonora di Toledo e suo figlio
(1545, Firenze, Uffizi) |
 |
 |
Venere e Cupido (Museo
Nazionale delle Belle Arti Romania, Bucarest) |
Allegoria del trionfo di Venere
(1545, Londra National Gallery) |
Francesco
Primaticcio (Bologna 1504 -
Fontainebleau 1570)
Pittore,
scultore e architetto, attivo soprattutto in Francia, fu un grande manierista,
tra le figure principali e più influenti della scuola di Fontainebleau.
Dopo la formazione presso Giulio
Romano, che egli assistette nella decorazione di Palazzo Te a Mantova,
Primaticcio fu chiamato da Francesco I a collaborare con il pittore manierista
Rosso Fiorentino alla decorazione del castello di Fontainebleau. Nel 1540,
alla morte di Rosso, fu incaricato della direzione dei lavori di ricostruzione
e decorazione. Quello stesso anno il re gli affidò il compito di recarsi in
Italia ad acquistare sculture antiche o loro copie.
Tornato in Francia, lavorò con Nicolò
dell’Abate realizzando con lui la decorazione della Galleria di Ulisse (dal
1541; oggi perduta) e della sala da ballo (1552 - 1556). A Fontainebleau eseguì
anche numerosi stucchi e scene d'ispirazione mitologica, come quelle
per la camera della duchessa
d‘Estampes (1570).
Moderando gli eccessi del manierismo,
Primaticcio con Rosso, ne propose una variante più raffinata compatibile con
il gusto dei francesi. Le sue opere oggi sopravvissute, benché siano
veramente poche, i numerosi disegni preparatori e gli stucchi che realizzò
per
Fontainebleau testimoniano del suo talento. Pochi anche sono i dipinti su
tavola oggi rimasti, tra i quali figurano
la Sacra Famiglia con Santa Elisabetta
e Giovanni Battista (Ermitage, San Pietroburgo), Ulisse e Penelope (Museum of Art, Toledo in
Ohio)
e Il rapimento di Elena (1530-1539, Bowes Museum Barnard
Castle-Durham) .
Niccolò
dell'Abate (Modena 1510 circa - Fontainebleau 1570)
Pittore attivo in Francia dove influenzò la scuola dl
Fontainebleau. Nei primi anni d’attività, Niccolò realizzò decorazioni
affrescate a Modena nella Sala del fuoco del Palazzo comunale.
Si trasferì a Bologna nel 1547 e tra le sue opere
sopravvissute integralmente citiamo quelle di Palazzo Poggi (ora parte
dell’Università di Bologna), i cui soggetti comprendono scene dl battaglia,
paesaggi e personaggi intenti a fare musica o a giocare a carte. L’influenza
dei pittori manieristi, specie del Parmigianino, é evidente nelle figure
allungate ed eleganti.
Nel 1552 l’artista si stabilì a Fontainebleau fino alla
sua morte. Decorò la sala da ballo e la galleria di Ulisse del castello;
dipinse numerosi paesaggi, con piccole figure mitologiche, che anticipavano i
paesaggi “ideali” in cui si distinsero nel Seicento Claude Lorrain e
Nicola Poussin.
Vergine
col Bambino
|
Jacopo
Bassano (Bassano del Grappa, Vicenza 1510-1592)

|
Autoritratto in tarda età (Vienna,
Kunsthistorisches Museum) |
Pseudonimo
di Jacopo da Ponte. Nato a Bassano attorno al 1515 dal pittore Francesco il
Vecchio e dalla sua prima moglie Lucia Pizzardini. La sua formazione si svolge
prima presso il padre, un modesto artista, capostipite dei Bassano e
successivamente a Venezia nella bottega di Bonifacio de’ Pilati.
Del 1535 sono le tre tele a soggetto biblico, realizzate per il Palazzo
pubblico di Bassano, dove all'influenza del maestro si unisce un'attenta resa
del dato naturalistico, risentendo degli influssi di Tiziano e Lorenzo Lotto.
Tra
il 1535 e il 1540 si avvicina alla plasticità del Pordenone, di questo
periodo sono Sansone e i filistei, oggi a Dresda, e l' Adorazione dei Magi,
oggi alla Burghley House. Dagli anni quaranta si avvicina alla pittura
manieristica ed esegue, tra l’altro, Martirio di santa Caterina oggi
nel Museo Civico di Bassano,
la Decollazione
del Battista di Copenaghen, con
figure affilate e affusolate inserite in una scena rarefatta, l' Andata al
Calvario, dove il paesaggio è ripreso dalle incisioni tedesche,
la Natività
di Hampton Court e il Riposo durante la fuga in Egitto di Milano.

|
Adorazione dei magi (1576-1580, Roma,
Galleria Borghese, in collaborazione con il figlio Leandro) |
Adorazione dei Magi (1540, National
Gallery of Scotland, Edimburgo) |
Crocifissione (Museo Civico Bailo,
Treviso) |
 |
San Cristoforo e il Bambino |
Nel
1546 sposò Elisabetta Merzari
dalla quale ebbe otto figli. Di questi, Francesco (1549 – 1592),
Leandro (1557-1622) e Girolamo (1566 – 1621) seguiranno
le orme paterne e diventeranno pittori. Tra il 1550 e il 1560 realizza L’Ultima
Cena della Galleria Borghese di Roma dove riprende lo stile luministico
del Tintoretto.
Francesco Bassano
 |
 |
Il buon samaritano (Vienna,
Kunsthistorisches Museum) |
Chiesa parrocchiale di Sant'Antonio di Marostica (VI) La
predica di San Paolo (1574) di Jacopo e Francesco Bassano.
Questa
grande pala, datata 1574, è il primo esempio di opera firmata da Jacopo con
il figlio Francesco. La scena è ispirata dal brano degli Atti degli Apostoli,
che narra come San Paolo, "ritto in piedi in mezzo all'Areopago",
predicò agli ateniesi, riuscendo a convertirne alcuni e a dar così vita alla
comunità cristiana in Grecia. La composizione viene ordinata secondo lo
schema prospettico che caratterizza le pale d'altare prodotte dalla bottega
dei Bassano degli anni Settanta. Alla mano di Jacopo spettano le figure in
primo piano, rese con solida plasticità e brillante cromatismo; probabilmente
al figlio Francesco son dovuti le altre figure più evanescenti in secondo
piano, la quinta architettonica e il paesaggio.
Procaccini
Famiglia di pittori di origine bolognese.
Il capostipite, Ercole il Vecchio (Bologna 1515 - Milano 1595),
manierista (Deposizione, Bologna, Pinacoteca), si trasferì a Milano coi figli
Camillo, Giulio Cesare e Carlo Antonio.
Camillo (Bologna circa 1551 - Milano 1629) a Milano divenne pittore
celebratissimo di grandi e macchinose pale d'altare combinanti elementi del
manierismo emiliano e romano in composizioni di gusto ampolloso e retrò:
Adorazione dei pastori (Milano, Brera), affreschi (1588, Milano, S. Angelo),
ante d'organo (1590-95 e 1599-1602, Milano, duomo), Disputa di S. Ambrogio e
S. Agostino (Milano, S. Marco).
Giulio Cesare (Bologna 1574 - Milano 1625), presenta una personalità
più interessante e originale. Di formazione emiliana (opere per S. Maria
presso S. Celso e per la cappella del tribunale di Provigione di cui le tele
superstiti sono al Castello Sforzesco), fu aperto alle suggestioni dei
contemporanei lombardi Cerano e Morazzone, elaborando una sua particolare vena
di religiosità malinconica e dolce.
Tele con Miracoli di S. Carlo (1610, Milano, duomo), Circoncisione (Modena,
Galleria Estense).
Carlo Antonio (Bologna circa 1555 - Milano 1605), autore di
opere meno note, fu anche pittore di nature morte, e del figlio di questi Ercole
il Giovane (Milano circa 1596-1676), attivo in Lombardia e a Bologna.
Giulio Cesare Procaccini
 |
 |
Madonna con Bambino, i Santi
Francesco e Domenico, Angeli (New York, Metropolitan Museum of Art) |
Schiavone (Zara
1510 circa - Venezia 1563)
Andrea
Meldolla, detto Andrea Schiavone o (Lo)
Schiavone, è stato un pittore e incisore italiano, attivo soprattutto
a Venezia, uno dei protagonisti del Manierismo veneto. Detto Schiavone
per via del luogo di nascita (schiavone,
in veneziano, significa slavo),
ma la famiglia era originaria di Meldolla. Ebbe una formazione quasi da
autodidatta formandosi sulle stampe di Parmigianino, del Tintoretto e di
Francesco Salviati. L'influenza che su di lui ebbe l'arte dei contemporanei
Tiziano e Tintoretto è stravolta nel suo monumentalismo esasperato, nel suo
stile enfatico e quasi espressionista che sarà esemplare per le successive
sperimentazioni di Jacopo Bassano e Rembrandt.
Segnaliamo alcuni suoi dipinti.
 |
Conversione
di San Paolo (Venezia, Fondazione Querini Stampalia) |
 |
Sacra
Famiglia con Santa Caterina e Giovanni Battista (1552, Vienna,
Kunsthistorisches Museum) |
Diana e Callisto (1566,
Venezia, Museo Correr) |
 |
Infanzia di Giove (1560,
Collezione privata) |

Giorgio
Vasari (Arezzo 1511 - Firenze 1574)
Pittore,
architetto e scrittore, noto soprattutto per le sue biografie dei maggiori
artisti del Rinascimento italiano. Avviato all’arte fin da bambino, si
trasferì da Arezzo a Firenze, dove lavorò con Andrea del Sarto ed ebbe la protezione
della famiglia Medici. Fra le sue più importanti opere pittoriche figurano
gli affreschi di Palazzo Vecchio a Firenze e quelli del Vaticano.
La sua fama tuttavia si deve
soprattutto ai trattati d’arte: la sua opera "Vita
de’ più eccellenti architetti, scultori
e pittori italiani da Cimabue insino a’ tempi nostri" (prima
edizione 1550) presenta, oltre alle biografie, giudizi personali sui vari
artisti e una disquisizione sul panorama artistico nell'Italia del tempo. Tale
testo esercitò un’influenza fondamentale sull’arte successiva e
rappresenta ancora oggi un’importante fonte d'informazioni su molti
protagonisti del Rinascimento. Nella seconda edizione(1568),ampliata con una
parte dedicata ad artisti contemporanei, Vasari inserì tra le altre, la vita
di Michelangelo e un proprio profilo biografico.
 |
 |
 |
Cosimo I de' Medici tra i
suoi artisti (1555-1562, Firenze, Palazzo della Signoria) |
Adorazione dei magi (Chiesa San
Fortunato, Rimini) |
Giovan
Battista Moroni (Albino, Bergamo 1524 - 1578)
Allievo
di Moretto da Brescia fu un pittore che rinnovò il genere della ritrattistica
dipingendo per primo ritratti a figure intera. Chiamato a Trento dalla
famiglia Madrusso in piena epoca di Concilio, eseguì il Ritratto di Gian
Ludovico (National Gallery, Washington) e di Gian Federico (Art Institute,
Chicago). Al ritorno ad Albino, la sua attività s’intensificò. Ricevette
numerose commissioni e realizzò anche parecchie opere d’ispirazione
religiosa, tra cui una Deposizione di Cristo (1566, Accademia Carrara,
Bergamo). Nonostante la forte suggestione presente in alcuni dipinti sacri,
sono i ritratti la vera novità stilistica del Moroni: realismo,
cura dei particolari e analisi
introspettiva si accompagnano alla descrizione dell’ambiente che, con
naturalezza, inserisce le diverse figure nel loro preciso ambito storico e
sociale. Dipinti con toni di colore freddo, i personaggi di Moroni rifiutano
qualsiasi etichetta: l’artista intendeva soltanto rispecchiare fedelmente la
realtà. Ricordiamo ll sarto (National Gallery,
Londra), Il maestro di scuola
(National Gallery, Washington), Ritratto di Giovanni Pietro Maffeis
(Kunsthistorisches Museum, Vienna).
Devoto in adorazione della Madonna e
del Bambino (Washington, National Gallery) |
|