Piranesi Giovanni Battista (Mogliano
Veneto 1720 - Roma 1778)
Piranesi Giovanni Battista
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Giovanni Battista
Piranesi, disegnatore e architetto, di origine veneziana si trasferì a
Roma nel 1740, rimanendovi fino alla morte. Negli stessi anni in cui
Roma divenne la meta principale del "Grand Tour" europeo,
luogo di incontro per i principali esponenti di un nuovo movimento di
riforma delle arti. Le sue opere incise, tutte di grande formato,
rappresentano per la maggior parte, monumenti dell'antica Roma,
osservati e studiati con il tagliente spirito critico dell'archeologo
illuminista. Risulta evidente come egli abbia influenzato
il Neoclassicismo e anticipato di temi tipici di tale movimento
culturale e principalmente la rappresentazione delle rovine di un
grandioso passato. La sua opere ebbe una grande fortuna non solo tra gli
artisti ma anche tra i poeti inglesi e francesi dell'Ottocento. In
particolare si esaltarono le incisioni delle Carceri, con il loro senso
di angoscia. Si giunse anche ad assimilare le rovine rappresentate da
Piranesi a quelle vere o immaginate del medioevo gotico e le immagini
delle Carceri alle visioni ottenute sotto l'effetto dell'oppio.
Mengs Anthon Raphael (Ústi nad
Labem 1728 - Roma 1799)
Autoritratto
(Dresda, Gemäldegalerie,1744)
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Autoritratto
(Hermitage, Sanpietroburgo)
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Fu avviato alla pittura ancora fanciullo dal
padre Ismael, pittore di corte del re di Polonia Augusto III. Dal padre,
nel 1741, fu accompagnato a Roma, dove frequentò lo studio di Marco
Benefial per imparare il nudo e quello di Sebastiano Conca per il
disegno dall'antico. Ma in questo suo primo soggiorno romano durato tre
anni, più fruttuoso per la formazione della sua personalità in
direzione classicista fu lo studio delle opere antiche delle raccolte
vaticane e delle Stanze di Raffaello, già dal padre profondamente
ammirato sì da battezzare il figlio col nome del grande artista
rinascimentale italiano oltre che con quello dei Correggio. Da allora
Roma divenne per il giovane Anthon Raphael la patria ideale. Rientrato a
Dresda e nominato pittore di camera dal re di Polonia, nel 1746 fu di
nuovo a Roma per rimanervi quasi tre anni durante i quali si convertì
alla religione cattolica e sposò una romana. Al suo rimpatrio ricevette
la nomina di primo pittore di corte e dipinse quadri per la chiesa del
Palazzo Reale ma nel 1752 ritornò a Roma, anche per la cagionevole
salute, stringendo col Winckelmann, giuntovi nel 1755, quella amicizia
che fu feconda per entrambi e per il movimento neoclassico di cui essi
divennero i principali teorici: il Mengs ne fu considerato anche il
pittore più rappresentativo. Il suo Parnaso dipinto nel 1761 per la
villa Albani, ispirato alla omonima composizione di Raffaello, divenne
il manifesto della nuova pittura, che in opposizione aperta col barocco
indicava in Raffaello, Correggio e Tiziano i modelli d'ispirazione.
L'anno seguente uscirono anonimi a Zurigo, dedicati al Winckelmann, i
suoi Pensieri sulla bellezza e il gusto nella pittura (Gedanken über
die Schönheit lind den Geschmack in der Malerei) i quali, insieme con
altri scritti minori redatti in tedesco o francese o castigliano, furono
raccolti in due volumi e pubblicati in traduzione italiana dall'amico e
ammiratore J. N. de Azara a Parma nel 1780 e quindi a Bassano nel 1783.
Nei Pensieri il Mengs dà il primato a Raffaello per il disegno e
l'espressione, al Correggio per la grazia e il chiaroscuro, a Tiziano
per il colore; inoltre, continuando le formulazioni del Bellori,
propugna la teoria del bello ideale e cioè di una bellezza formata
dalla scelta opportuna di varie parti perfette. Mengs è senz'altro più
valido per questa sua attività di teorico che per quella pratica di
pittore, dacché i suoi numerosi dipinti di soggetto sacro e mitologico
rivelano troppo spesso il lato programmatico-didascalico, come pure gli
affreschi dipinti per volontà di Carlo III di Spagna nei palazzi reali
di Madrid e d'Aranjuez tra il 1761 e il 1771 e tra il 1773 e il 1777 e i
dipinti murali nella sala dei Papiri nella Biblioteca vaticana eseguiti
nel 1772 per papa Clemente XIV. Più felici sono gli eleganti ritratti
dipinti a Dresda, Roma e in Spagna (Maria Luisa di Parma al Prado),
anche perché l'implicita esigenza di realismo impose il riscatto della
fredda compostezza neoclassica.
Adorazione dei pastori
(Madrid, Prado)
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Georg Oswald May (Offenbach 1738 -
Frankfurth am Main 1816)
Pittore
tedesco noto come ritrattista. Nel 1779 ha ritratto due volte Johann Wolfgang von Goethe. La maggior parte delle
sue opere per lo più non firmate è andata perduta. Tranne che come
ritrattista ha realizzato i dipinti dell’altare del Santuario
dell’Assunta in Oggersheim.
David Jacques-Louis (Parigi 1748 -
Bruxelles 1825)
Autoritratto (1794, Parigi
Louvre)
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Autoritratto (1790, Mosca Museo Pushkin) |
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Allevato dagli zii, architetti e imprenditori, manifestò un
precoce interesse per il disegno. Frequentò dapprima l'Accademia di San
Luca, orientandosi verso la pittura; poi, su consiglio di Boucher, suo
primo maestro, entrò nello studio dei Vien, la cui arte annunciava già
una reazione alla morbida pittura settecentesca. Allievo all'Accademia
reale (1766), vinse il Prix de Rome (1774) e si recò in Italia col
Vien; dello stesso anno è l'Antioco e Stratonice (Parigi, Scuola
nazionale di belle arti).
Antioco e
Stratonice (1773, Parigi, Scuola Nazionale di Belle Arti) |
A Roma il pittore scoprì l'antico e subì il
fascino dei teorici del neoclassicismo. Tornato a Parigi nel 1781,
dipinse Belisario riconosciuto da un soldato (Museo di Lilla). Tuttavia,
dopo il primo soggiorno romano, l'arte di David non può ancora essere
considerata veramente neoclassica, nonostante il grande interesse per
l'archeologia: ciò è evidente nel Dolore di Andromaca dei 1783
(Parigi, Scuola di belle arti).
Il dolore di Andromaca
(1783, Parigi, Scuola Nazionale di Belle Arti) |
Lo spirito neoclassico di David si formò
piuttosto attraverso alcuni ritratti, tra i quali quello del Conte
Potocki del 1781 (Varsavia, Museo nazionale) e di Alphonse Leroy del
1783 (Museo di Montpellier) ed ebbe la sua piena affermazione quando il
pittore si recò per la seconda volta (1784) a Roma, dove dipinse il
Giuramento degli Orazi (Louvre). Il celebre dipinto è il punto di
partenza di un cammino che ebbe per tappe successive gli Amori di Paride
ed Elena del 1788 (Louvre), il Bruto del 1789 (Louvre), i ritratti Pécoul
(Louvre) e quello della Marchesa di Orvilliers del 1790 (Louvre).
Ritratto di Alphonse Leroy
(1783, Montpellier
Museo Fabre) |
Giuramento degli
Orazi
(1764, Parigi Louvre) |
Amori di Paride
ed Elena
(1788, Parigi Louvre) |
Ritratto della
Marchesa di Orvilliers
(1790, Parigi Louvre) |
Pécoul
(1790, Parigi Louvre) |
Membro
del comitato dell'istruzione pubblica (1792), David ottenne la
formazione di una "Comune delle arti" che votò la
soppressione delle Accademie e la morte del re. Nel 1790 comincia a
dipingere Le serment du Jeu de Paume (Il Giuramento della Pallacorda),
iniziativa suggeritagli da Dubois-Crancé e Barère, la più
ambiziosa delle realizzazioni del pittore fino a quel momento, dal
momento che, una volta terminata, avrebbe misurato 10 metri x 7
rappresentando i 630 deputati dell'Assemblea costituente. Il progetto ha
l'appoggio della Société des amis de la constitution, il primo nome
del Club dei Giacobini, alla quale David ha appena aderito. Malgrado il
lancio di una sottoscrizione, i fondi necessari non vengono però
raccolti: una successiva proposta di Barère all'Assemblea costituente
di finanziare il dipinto non è accolta e David abbandona
definitivamente il progetto, per il quale aveva presentato il disegno
preparatorio e anche perché i personaggi raffigurati erano stati nella
maggior parte dichiarati sospetti.
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Un
bozzetto de Il giuramento
della Pallacorda (Serment du Jeu de Paume 1791, Musée National
du Château, Versailles) |
A questo periodo
appartengono numerosi ritratti fra cui quelli di Madame Pastoret e
Madame Trudaine.
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Madame Pastoret
(1791-1792, Art Institute of Chicago |
Madame Trudaine
(1792, Parigi Louvre) |
Amico di Robespierre, fu imprigionato
dopo la sua caduta. Liberato, si rifugiò a Saint-Ouen, presso i cognati
di cui dipinse i ritratti (Monsieur e Madame Sériziat, Louvre).
I ritratti di Madame
Sériziat e Monsieur Sériziat (1795, Parigi Louvre) |
Dopo la
vittoria di Bonaparte ad Arcole, ne abbozzò un ritratto per il quale il
generale posò nello studio dei pittore al Louvre (1797, Parigi Collezione de
Beistegui).
Rifiutò di far parte dei Consiglio di Stato e del senato
per consacrarsi a composizioni di vasto respiro come le Sabine del 1799
(Louvre), enorme quadro con figure declamate, ma con particolari
stupendi e umani ovunque.
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Le Sabine (1799,
Parigi Louvre)
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Particolare |
Sempre da un altro particolare di
questo stupendo quadro le poste francesi hanno tratto spunto per
incidere una delle tante serie "ordinarie" della Francia.
Pittore ufficiale di Bonaparte, ne dipinse nel 1801 un
concitato ritratto equestre, Napoleone al San Bernardo (Museo di
Versailles).
Numerosi altri ritratti sono fra le sue opere più note:
Madame de Verninac (Collezione de Beistegui), Madame Récamier (Louvre),
Gérard e la sua famiglia (Museo di Le Mans).
Madame de
Verninac |
Madame Recamier |
Napoleone ordinò a David
quattro grandi composizioni:
la Consacrazione
(Louvre),
la Distribuzione
delle aquile (Museo di Versailles), l'Ascesa al trono, l'Arrivo all'Hotel
de Ville. Solo le prime due furono realizzate.
La Consacrazione
, universalmente nota come il “Sacre”, che David sdegnosamente
chiamava quadro-ritratto, è il capolavoro della pittura storica del
tempo.
La Consacrazione
dell'Imperatore Napoleone I° e incoronazione dell'Imperatrice
Giuseppina (1805, Parigi Louvre |
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La distribuzione
delle aquile (Giuramento dell'armata, Versailles) |
Nel 1814 espose nel suo studio il Leonida alle Termopili, al
quale lavorava da quattordici anni. La legge per cui con "la Restaurazione" furono banditi dalla Francia coloro che avevano votato la morte di
Luigi XVI costrinse il pittore a rifugiarsi nel Belgio, a Bruxelles
(1816). Continuò a dipingere nonostante l'età avanzata: le Tre signore
di Gand (Louvre), l'Amore e Psiche (1817) e il Marte disarmato del 1824
(Museo di Bruxelles). Fu sepolto nel cimitero di Evere sotto una
piramide: una semplice scritta lo proclama rinnovatore della pittura
francese.
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Disegno del 1785 |
Ragazza |
Giuramento degli Orazi
(1784, Parigi Louvre)
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