Antonio del Pollaiolo (Firenze 1431 ca. - Roma 1498)


Soprannome con cui è noto questo artista fiorentino Antonio Benci, condiviso con il fratello Piero e derivato dal mestiere del padre commerciante di polli, fu pittore, scultore, orafo ed incisore. Nel Museo dell'Opera del Duomo di Firenze sono conservati una sua Croce d'Argento (1457) e i disegni da lui realizzati per un paramento da messa sontuosamente ricamato. Celebri i suoi monumenti funebri in bronzo nelle Grotte vaticane di Papa Sisto IV e di papa Innocenzo VIII in San Pietro. Il Martirio di San Sebastiano (1475, National Gallery di Londra) testimonia l'importanza attribuita dal Pollaiolo alla rappresentazione della figura umana. L'interesse è rivolto in particolare allo studio dell'anatomia in movimento.

Martirio di San Sebastiano

 Intorno al 1460 Antonio Pollaiolo dipinse per Piero de' Medici tre tele raffiguranti le fatiche di Ercole. Di questi lavori, perduti alla fine del XVI secolo, resta traccia in un bronzetto, Ercole e Anteo, conservato nel Museo del Bargello di Firenze, e in due tavolette conservate agli Uffizi, Ercole e Anteo ed Ercole e l'Idra. Quest'ultima raffigura l'uccisione dell'Idra di Lernia, mostro dalle nove teste che terrorizzava gli abitanti della città di Argo.

Ercole e l'Idra

Profilo di giovane donna


Andrea Mantegna (Isola di Carturo, Padova 1431 - Mantova 1506)


Fra i principali esponenti della pittura italiana del XV secolo, fu maestro  nella rappresentazione di scorci e prospettive, senz'altro uno degli artefici della pittura rinascimentale. Figlio adottivo e apprendista di Francesco Squarcione di Padova, sviluppò un profondo interesse per l'arte classica influenzato dalle opere di Donatello. A Padova, Mantegna compose opere prevalentemente di soggetto religioso. Nella Cappella Ovetari, della chiesa degli Eremitani, dipinse (1448-1457) gli affreschi sulle Vite di San Giacomo, opera gravemente danneggiata durante la seconda guerra mondiale. L'abate Gregorio Correr gli commissionò la Pala di San Zeno (1457-1459). I sei pannelli che la componevano sono oggi smembrati e conservati tra la chiesa di San Zeno a Verona, il Musée des Beaux-Art di Tours ed il Louvre di Parigi.

La Pala di San Zeno

Nel 1460, Mantegna si trasferì a Mantova dove divenne il pittore ufficiale della Famiglia Gonzaga. Il suo capolavoro di questo periodo è considerato la decorazione della Camera degli sposi (1465-1474, Palazzo Ducale di Mantova), dove la sua arte della prospettiva illusionistica toccò uno dei più alti vertici espressivi. Decorazione che vale la pena di ricordare: al centro del soffitto, l'illusionistico Oculo di cielo è delimitato da una balaustra dipinta dalla quale sporgono otto putti alati, cinque donne ed un pavone; al di sotto corre una fascia di ghirlande di fiori e nastri. Sulla parete di fondo è affrescata la Corte di Mantova al centro della quale troneggia Ludovico III Gonzaga. Ai lati, si susseguono le immagini di un ritorno dalla caccia con i ritratti di tre cani segugi tenuti al guinzaglio dai domestici e più sopra nove geni alati che sostengono una targa con la scritta dedicata da Mantegna a Ludovico e alla consorte Barbara di Brandeburgo. Infine, L'Incontro tra il marchese ed il figlio, il cardinale Francesco Gonzaga: il paesaggio del fondo conferisce unità alle diverse scene raffigurate. Grazie ai pilastri ed ai tendaggi dipinti con effetti illusionistici sulle restanti pareti, l'osservatore ha l'impressione di trovarsi all'interno di un padiglione all'aperto, in mezzo alla natura. La novità di quest'impianto decorativo, con la resa efficace dello spazio tridimensionale e l'invenzione dell'Oculo in trompe-l'oeil, influenzò artisti come il Correggio ed il Bramante e divenne punto di riferimento nell'arte barocca e rococò.

Particolare della Camera degli Sposi

Nel più tardo Trionfo di Cesare (1480-1495 Hampton Court Palace, Londra), composto di nove dipinti di dimensioni uguali, Mantegna s'impegnò a realizzare una fedele ricostruzione storica che arricchì con una serie di ornamenti-simbolo; l'uso di forti contrasti di colore rende evidente il disegno molto incisivo.

Poco dopo Andrea si recò a Roma dove dipinse la Cappella del Belvedere, oggi distrutta. Nel 1490 tornò definitivamente a Mantova dove dipinse la Madonna della Vittoria (1496, Louvre), in cui la Vergine è raffigurata nell'atto di volgersi a Francesco Gonzaga benedicendone la vittoria sui francesi a Fornivo.

Madonna della Vittoria

Il Parnaso (1497, Louvre) una pittura allegorica in cui trova espressione un classicismo dal tratto secco e preciso, coniugato con una visione illusoriamente realistica.

il Parnaso

Di incerta datazione, ma sicuramente una della opere più note del Mantegna è il Cristo morto (Brera, Milano) dove l'audace scorcio del Cristo esanime sulla lastra di marmo carica di drammaticità la scena.

il Cristo Morto

L'arte di Mantegna ebbe un notevole influsso sugli artisti dell'Italia settentrionale e fu modello per Albrecht Dürer, che con le sue incisioni fece conoscere il Rinascimento italiano in Germania.

San Giorgio

 

Natività - Resurrezione - Vergine con Bambino


Francesco del Cossa (Ferrara 1436 ca. - Bologna 1478)


Artista formatosi a Ferrara nella cerchia del Tura Cosmè, ne continuò i modi con lo stile più largo e monumentale derivato da Mantegna e da Piero della Francesca. Della sua prima attività ci restano scarse notizie e nessuna opera sicura. La sua formazione è già compiuta nella sua prima opera datata fra il 1469 ed il 1470. Nel salone del Palazzo Schifanoia dipinge a tempera i Mesi di Marzo, Aprile e parte di Maggio, un tempo attribuiti a Tura Cosmè, al quale forse spetta l'ideazione generale del ciclo. In queste superbe figurazioni, che si svolgono su tre piani (trionfi degli dei, segni zodiacali, scene di vita campestre e di corte), Cossa trasportò elementi derivati dalla cultura tardogotica in un'atmosfera compiutamente rinascimentale con eccezionale gusto narrativo.

Alcuni particolari dei Mesi marzo - Aprile - Maggio

 

San Giovanni Battista (Brera, Milano)


Niccolò di Liberatore (Foligno 1430 ca. -1502)


Unico pittore del rinascimento umbro fu soprannominato l'Alunno dal Vasari. Crebbe nel persistente clima gotico internazionale dell'ambiente folignate, risentendo tuttavia delle forme rinascimentali di Benozzo Gozzoli, Vivarini e Carlo Crivelli. Fu autore di numerosi polittici e di Crocifissioni.


Bartolomeo Vivarini (Murano 1432 ca. - dopo il 1491)


Appartenente ad una famiglia di pittori originari di Murano rappresentanti della cosiddetta "scuola muranese", il fratello Antonio (Murano 1415 ca. - 1476-1484) lavorò "in società" con il cognato Giovanni d'Alemagna ed alla morte di questi con lo stesso fratello Bartolomeo. Alvise Vivarini (Venezia 1445 ca. - 1505), figlio di Antonio si formò nella bottega paterna.

Alvise Vivarini - Madonna in trono e Santi

Formatosi in ambiente padovano permeato di cultura rinascimentale che condizionò per sempre la pittura del maestro nel senso di una plasticità tesa ed aspra, sorretta da una linea di contorno incisiva e marcata. Dopo aver lavorato con il fratello Antonio, nel 1459 firmò la sua prima opera da solo (San Giovanni da Capistrano, Louvre)che apre il periodo più intenso e più alto dell'artista in cui le suggestioni di Mantegna e di Giambellino sono interpretate con accento profondamente originale. Tra i suoi capolavori La Madonna tra i Santi Paolo e Girolamo, La Madonna col Bambino (Museo Correr, Venezia), Martino e il mendico fra Sebastiano e il Battista (Accademia Carrara, Bergamo).

Madonna fra i Santi Paolo e Girolamo (National Gallery, Londra)


Pacher Michael (Novacella Valle d'Isarco 1435 ca. - Salisburgo 1498)


Pittore e scultore in legno altoatesino. Educato insieme ai fratelli Friedrich e Hans, anch'essi pittori, presso il convento degli Agostiniani di Novacella, viaggiò in Tirolo, Baviera e nelle regioni dell'alto Reno, visitando le principali botteghe locali. Più tardi, nel corso del decennio 1470-1480, entrò in contatto con gli ambienti artistici italiani e, in particolare, con Mantegna e Giovanni Bellini. L'incontro di due diverse culture, quella nordica e quella rinascimentale, portò il Pacher ad una originalissima visione, con risultati di eccezionale intensità espressiva. La predilezione per le tonalità metalliche del colore e l'energia del contorno lineare che mette in risalto l'anatomia e la resa del movimento nelle figure, sovente audacemente scorciate, si accompagna nei suoi monumentali polittici e dipinti alla ricerca di complesse costruzioni prospettico-spaziali, con fantastiche architetture desunte non da modelli antichi, ma dalla tradizione gotica dei paesi germanici. Altare di San Volfango, sportelli dell'altare dei Padri della Chiesa per la chiesa di Novacella e il Trittico nella parrocchiale di Gries sono le sue opere più note.

Altare di San Volfango (1473-1481) Chiesa di Sankt Wolfgang sull'Abersee

Fuga in Egitto


Verrocchio (Firenze 1435 - Venezia 1488)


Soprannome di Andrea di Cione, fu pittore e prevalentemente scultore formatosi come orafo presso la bottega di un certo Giuliano Verrocchi da cui gli derivò il nome. Notevole è la sua importanza nel Rinascimento toscano per le sue opere marmoree. Proprio sculture come il Putto col delfino (Firenze, Palazzo Vecchio) o la mirabile Dama delle primule (Firenze, Bargello), proveniente dalle raccolte medicee, hanno fatto pensare a possibili influssi del giovane Leonardo presente nella bottega del Verrocchio dal 1469 circa. E' tuttavia più probabile che l'apporto leonardesco sia consistito soprattutto in nuove invenzioni e spunti compositivi, mentre sembra da scartare l'ipotesi di una sua diretta partecipazione all'esecuzione di singole opere, almeno per quanto riguarda la scultura. Nel campo della pittura, invece, la collaborazione dei due artisti è quasi unanimemente ammessa specie per il Battesimo di Gesù dipinto per i monaci di San Salvi (Firenze, Uffizi).

Battesimo di Gesù (1475-1478 Uffizi, Firenze). Attribuito al Verrocchio e ad un altro pittore, forse Botticelli, si riconosce anche la mano di Leonardo da Vinci in alcuni rifacimenti del paesaggio e nell'angelo inginocchiato a sinistra.

 

Vergine con Bambino


Melozzo da Forlì (Forlì 1438 - 1494)


Melozzo da Forlì

Soprannome di Melozzo degli Ambrosi, fu esponente dell'arte del centro Italia nella seconda metà del Quattrocento. Soggiornò ad Urbino dove prese contatto con le innovazioni di Piero della Francesca e con gli spunti di derivazione fiamminga e spagnola. Successivamente, a Mantova potè ammirare Mantegna mentre dipingeva la Camera degli sposi; nel 1469 si recò a Roma limitandosi ad eseguire opere devozionali, ma al suo rientro da Urbino dove si era temporaneamente recato, era già famoso al punto che il Papa Sisto IV lo volle come pittore personale per commissionargli l'affresco di Sisto IV che conferisce al Platina la carica di prefetto della Biblioteca vaticana.

Dipinto solenne e scenografico con un impianto architettonico di vaste proporzioni e figure caratterizzate anche sul piano psicologico. Verso il 1480, con l'aiuto di Marco Palmezzano (Forlì 1460-1539), decorò nella Basilica di Loreto la cupola della Cappella del tesoro, dove la prospettiva crea maggiori effetti illusionistici.

 

Particolari - Angelo con violino - Angelo annunciante - Angelo con mandola

L'Annunziata


Francesco di Giorgio Martini (Siena 1439 - 1502)


Pittore, architetto e scultore italiano, figura dominate dell'arte senese nel tardo secolo XV, esordì con opere pittoriche alcune delle quali ebbero notevole risonanza tra i contemporanei. L'Annunciazione (1470-1472), l'Incoronazione della Vergine (1472), La Natività (1475) e Madonna con i santi e gli angeli (1475).

Dal 1477 si dedicò prevalentemente all'attività di architetto civile e militare poiché chiamato da Federico di Montefeltro ad Urbino.