La pittura Rococò [1]
Michele Rocca (Parma 1666 - Roma 1750)
Detto
Michele da Parma ovvero Parmigianino il Giovane. Nel 1682 Rocca si recò a
Roma, dove fu allievo di Ciro Ferri, ma ritornò per ulteriori studi a
Parma concentrandosi sulle tele del Correggio. E ' documentata la sua
presenza a Parma nel 1687, successivamente tornò a Roma nel
1695 quando eseguì l'altare di San Francesco che riceve le stimmate di S
Paolino alla Regola (in situ). Nel 1698 ricevette il pagamento per una
pala d'altare della Maddalena penitente di S Maria Maddalena, Roma (in
situ). Nel 1710 Rocca fu eletto alla Congregazione dei Virtuosi al
Pantheon e circa nello stesso
anno eseguì due dei suoi dipinti più noti: il Bagno di Venere
(Providence, Rhode Island School of Design Museum of Art) e il
Ritrovamento di Mosè (Università di Chicago, Smart Museum of Art).
Questi sono tra i più quadri in piccola scala, quadri da stanza di
soggetti mitologici e agiografici che dominano l’opera Rocca e ottennero
per lui la fama di essere un “petit maître”t all'inizio del XVIII
secolo a Roma. La loro rarità decorativa, la pigmentazione
luminosa e ricca di effetti pittorici tradisce la natura fondamentalmente
sensuale dello stile di Rocca e indicano chiaramente che la sua visione
artistica è stata in qualche modo più strettamente allineata con
l'emergente rococò francese che con lo stile barocco dei suoi colleghi
contemporanei romani.
Sansone e Dalila (Budapest,
Museo Nazionale) |
Raoux Jean (Montpellier 1677 - Parigi
1734)
Jean
Raoux formatosi dapprima a Montpellier, allievo di Hyacinthe Rigaud, poi
si trasferisce in uno studio di Parigi. Dopo aver vinto il Prix
de Rome nel 1704, Raoux fu
in grado di completare i suoi studi presso l'Académie
de France a Roma e trascorse del tempo a Firenze e Padova. Dal 1707
al 1709 è a Venezia, dove incontrò il comandante dei Cavalieri di Malta,
che poi gli offrì generosa ospitalità a Parigi.
I suoi dipinti sono basati su temi classici
e letterari e visualizzano la luce, l'atmosfera allegra della fêtes galantes lo stile inventato da Jean-Antoine Watteau. Raoux
diventata membro a pieno titolo della
Académie Royale de Peinture et de Sculpture di Parigi nel 1717,
casualmente, lo stesso giorno come Watteau. Nei suoi ritratti con
soggetti di genere Raoux tratta
la luce in un modo che ricorda Rembrandt.
La lettera (Parigi, Louvre) |
Jean-Antoine Watteau (Valenciennes
1684 - Nogent-sur-Marne 1721)
Scarse e contrastanti le notizie sul conto suo lasciate dai
contemporanei per mancanza di documenti e la perdita di parecchie opere.
Resta, quindi, assai problematica la ricostruzione della vicenda artistica
di Watteau. Dopo i primi studi nella città natale (1699 circa) e a Parigi
(1702 ?), qui nel 1703 fu preso come aiuto da C. Gillot, col quale rimase
fino al 1707 o 1708, passando poi con Claude III Audran; nel tempo stesso
il giovane frequentava i corsi dell'Accademia reale di pittura e scultura.
Nel 1709, forse, abbandonato anche Audran, concorse, ma invano, al Prix de
Rome. Non è chiaro se, prima o dopo tale concorso, fece ritorno a
Valenciennes, dove, secondo l'opinione più diffusa, avrebbe iniziato a
dipingere temi militari, che invece critici recenti considerano
posteriori, dal
1714 in
poi. È certo che nel 1711, di nuovo a Parigi, raffigurava di preferenza
maschere all'italiana, ispirandosi nei teatri e ottenendo buoni compensi.
Ritentato (1712) il concorso per Roma, si vide offrire la nomina ad
accademico, allora ambitissima e nel 1717, consegnato l'Imbarco per Citera
(Parigi, Louvre), fu accolto dall'Accademia reale.
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Imbarco per Citera
(1717, Parigi, Louvre) |
Dopo la sua morte, per onorarne la memoria, l'amico Jean de
Jullienne decise di far riprodurre all'incisione i disegni ereditati da
lui; vi aggiunse poi 287 tavole desunte da dipinti di Watteau, costituendo
quella “Oeuvre gravé” che, seppure preziosa testimonianza di molti
autografi dispersi, non manca di complicare i problemi critici a causa di
non poche inserzioni. Né meglio appare testimoniata la successiva
operosità con Audran, quantunque sia plausibile che la produzione di
pannelli decorativi (documentati, non sempre attendibilmente, dalle
incisioni di Jullienne) servisse a rendere più sciolta la pennellatura
dell'artista e a schiarirne la tavolozza: ne sono conferma i dipinti di
soggetto militare (Bivacco, Mosca, Museo Puškin) . Se però il
supposto Giove e Antiope del Louvre (dove vanno ammessi interventi spuri)
spetta anch'esso a tale periodo bisogna riconoscere il contemporaneo
sussistere di ricordi nordici (orientati su Rubens e van Dyck), accanto a
caratteri veneti (da Tiziano, in specie).
Giove e Antiope (1715-1716,
Parigi, Louvre) |
Riferimenti alla pittura veneziana più intensi, ed estesi
pure al Veronese, si riscontrano, in seguito agli studi compiuti sui
disegni di P. Crozat nella Conversazione in un parco (Parigi, Proprietà
Heugel) e nella Prospettiva (Boston, Museum of Fine Arts), espressi in una
trama di colore e luce di assoluta coerenza e sorretta da vividi richiami
al reale. Siamo così alle Feste galanti, convegni di coppie
elegantissime, genere elaborato da Watteau, attingendo i costumi e i
moduli delle figure femminili dalle raffinatezze della scuola di
Fontainebleau, che trova il suo apice nell'Imbarco per Citera (Louvre,
1717).
Poi la visione fantastica cede gradualmente (Feste galanti di
Londra, Dulwich College; Parigi, Louvre; Berlino, castello di
Charlottenburg; Edimhurgo, National Gallery; Londra, Wallace Collection;
Dresda, Pinacoteca) a un più immediato possesso del dato naturale e
il linguaggio cromatico tende a farsi più netto: tale passaggio risulta
evidente confrontando l'Imbarco del Louvre con quello di Berlino
(Staatliche Museen), forse del 1718, e con l'Amore al teatro italiano e
l'Amore al teatro francese (Berlino, Staatliche Museen) o con i celebri
Mezzettino (New York, Metropolitan Museum) e Gilles (Parigi, Louvre), che
possono essere del
1719. L
'anno dopo, una distensione dei modi espressivi in chiaroscuri più densi
e in cromie più fuse e profonde impronta i magnifici Giudizio di Paride
(Parigi, Louvre) e Insegna di Gersaint (Berlino, Staatliche Museen), avvio
forse a nuove sintesi che la morte prematura impedì.
Gilles [Pierrot] (1718-1719,
Parigi, Louvre) |
La Boudeuse (1718,
Sanpietroburgo, Hermitage) |
Mezzettino (1717, Londra,
Wallace Collection) |
Mezzettino (1717-1719, New
York, Metropolitan Museum of Art) |
La canzone d'amore (1717,
Londra, National Gallery) |
Il carnevale di Venezia
(1718-1719, Edimburgo, National Gallery of Scotland) |
La Finette [Suonatrice di
mandola] (1717, Parigi, Louvre) |
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Giudizio di Paride |
Insegna di Gersaint |
Francesco De Mura (Napoli 1696 - 1784)
Allievo
del Solimena e seguace di Luca Giordano, subì anche l'influsso del gusto
accademico romano. E' notevole soprattutto come decoratore elegante e
piacevole. I suoi dipinti e gli affreschi si trovano prevalentemente a
Napoli.
Tièpolo
Giambattìsta (Venezia 1696 - Madrid 1770)
Nacque
a Venezia nel 1696 da una famiglia benestante, ma l'anno successivo perse
il padre, proprietario di una nave. Entrò molto giovane nella scuola del
pittore Gregorio Lazzarini. Tièpolo, fra i primi e più significativi
rappresentanti della pittura rococò in Italia, dapprima influenzato dalla
ricerca chiaroscurale del Piazzetta, di cui ammirava il tratto fluido e
largo, (Sacrificio di Isacco, 1716, Venezia, chiesa dell'Ospedaletto;
Martirio di S. Bartolomeo, 1722-1723, Venezia, San Stae), si orientò
verso una gamma cromatica caratterizzata da toni liquidi e trasparenti,
realizzando composizioni di notevole scioltezza e libertà, preludio delle
grandiose strutture sceniche della maturità (Storie bibliche e Caduta
degli angeli ribelli, Palazzo Arcivescovile di Udine, 1726-1728).
Sensibile all'influsso dell'arte del Veronese, ne riprese la sapiente
orchestrazione cromatica nelle decorazioni (1731) dei palazzi Dugnani e
Archinto a Milano e nella Cappella Colleoni di Bergamo (1732-33), mentre
diede prova di virtuosismo prospettico illusionistico in composizioni
immerse in una luce piena e solare negli affreschi delle chiese dei
Gesuiti (1737-1739), di S. Alvise (1739-1740) e di Palazzo Labia (Storie
di Antonio e Cleopatra, 1747-1750) a Venezia e del soffitto di Palazzo
Clerici (Carro del Sole, 1740) a Milano. Grande vitalità e libertà
compositive, intensa luminosità e vivaci contrasti cromatici si ritrovano
anche negli affreschi con temi allegorici, mitologici e storici,
realizzati nella residenza di Würzburg (1751-1753), nelle decorazioni
delle ville palladiane Valmarana, presso Vicenza (1757), e Pisani, a Stra
(1760), e dei soffitti di Ca' Rezzonico a Venezia (1758). Realizzò anche
stupendi disegni e raffinate acqueforti (Capricci, 1740). Ebbe due figli,
entrambi pittori e incisori. Giandomenico
(Venezia 1727 - 1804),
collaboratore del padre a Würzburg (1751-53) e Madrid (1762-70), dipinse
prevalentemente scene di genere con spiccata vena satirica e grottesca.
Famosa la serie di incisioni della Fuga in Egitto (1753). Nel
1762 la fama ormai internazionale di Giambattista Tiepolo lo condusse a
Madrid, ancora una volta con i suoi figli, a decorare il palazzo del re
Carlo III. Vi lavorò fino alla morte, sopraggiunta nel 1770, quando
ancora la commissione non era stata portata a termine. Dinanzi a un suo
affresco veniamo subito pervasi dal senso di levità che il pennello ha
saputo creare con virtuosistica mobilità nelle linee soffici e nei colori
delicati. I tagli compositivi e i giochi di luci e ombre, che si accordano
perfettamente alle ampie dimensioni di soffitti, di pareti e di pannelli,
non sopraffanno lo spettatore ma lo elevano e lo trasportano in alto, su
quelle nuvole che tanto spesso accolgono i Santi da lui rappresentati.
Giambattista Tiepolo è il maestro della tavolozza
cromatica e della leggerezza del segno della pittura veneziana del
Settecento. La fortuna di questo pittore dominò il mondo della nobiltà
della città lagunare, che ormai viveva nei suoi ideali non più
realizzabili, nelle sue visioni fantastiche che, sotto il pennello di
Tiepolo, prendevano vita, come evocate dal grande teatro della mitologia.
L'artista aveva imparato, apprezzando la pittura di alcuni pittori
veneziani quali Bèncovich e Piazzetta, il dinamismo del movimento. Se però
questi suoi maestri lo giocavano tutto su un forte chiaroscuro, Tiepolo
trova il modo di esprimere la vivacità del movimento con toni
chiarissimi, armonizzati in un raffinato riverbero avorio. Le sue
composizioni si aprono sempre più su scenografie prospettiche, alle quali
corrisponde l'ardimento cromatico delle tinte ariose ed eccitate. Oltre le
quinte prospettiche, composte da architetture e da figure poste di spalle
rispetto allo spettatore, si apre una sapiente orchestrazione composta da
tutto un repertorio di scorci, di gesti, di particolari, come mostrano gli
affreschi della maturità a Palazzo Labia, uno dei suoi cicli più felici
e scenografici.

La firma autografa sui dipinti |
L'angelo appare ad Agar ed
Ismaele nel deserto (1732, Venezia, Scuola di San Rocco) |
Incontro tra Marcantonio e
Cleopatra (1747-1749, Venezia, Palazzo Labia) |
Adorazione dei Magi (1753,
Monaco, Alte Pinakothek) |
Martirio di Sant'Agata (1756,
Berlino, Staatliche Museen) |
Rinaldo e Armida (1753,
Würzburg, Staatsgalerie) |
Dama con mandolino (1758-1760,
Detroit, Institute of Fine Arts) |
Rinaldo e Armida (1760,
Chicago, Art Institute) |
Apoteosi della monarchia
spagnola (172-1766, Madrid, Sala del trono, Palazzo Reale) |
Madonna del cardellino (1760,
New York, National Gallery of Art) |
Donna col pappagallo
(1760-1761, Oxford, Ashmolean Museum) |
Rebecca alla fonte (Parigi,
Louvre) |
Giandomenico Tiepolo
La Madonna appare a
Sant'Antonio |
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Il minuetto (1754,
Parigi, Louvre) |
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Il cavadenti
(1754, Parigi, Louvre) |
Boucher François (Parigi 1703 - 1770)
Autoritratto nello
studio (1720, Parigi, Louvre) |
Ritratto eseguito
da Gustav Lundberg
(1741, Collezione Privata) |
Figlio
di un disegnatore di pizzi, dopo gli iniziali insegnamenti del padre,
iniziò la sua attività come incisore presso lo studio di Jean François
Cars, eseguendo acqueforti anche da opere di Watteau dal quale assorbe non
pochi tratti stilistici. Vinse
nel 1723 il Grand Prix de Rome per la pittura e, intorno ai trent’anni
di età, soggiornò a Roma, Napoli e Venezia. Il suo ritorno a Parigi fu
seguito da una continua ascesa artistica e sociale. Dopo essere stato
ammesso all’Accademia di Francia, venne sempre più a contatto con la
corte e l’aristocrazia parigina, ricevendo importanti commesse. In
particolare l’amicizia e la protezione di Madame Pompadour, gli consentì
di affermare ulteriormente la sua posizione fino a raggiungere l’ambito
traguardo, nel 1765, di «primo pittore del re». E’ il rappresentate più
famoso di quell’arte rococò destinata all’aristocrazia francese del
Settecento.. La sua è un’arte molto laica e mondana, libera da
qualsiasi tendenza spirituale o religiosa. Nei suoi quadri più celebri è
sempre la dimensione galante a fornire l’ispirazione e il contenuto alle
opere. Egli, pertanto, è senz’altro il rappresentante più schietto di
quel mondo, poco aulico ma molto terreno, in cui l’aristocrazia svolgeva
il suo dolce vivere, tra feste mondane e attività amatorie. E la sua
opera, pur sul filo di una contenuta autocensura, non manca di sfiorare
limiti prossimi all’erotismo più esplicito prediligendo forme opulente,
mostrandosi seguace di Rubens. Preparò anche cartoni per arazzi e diede
disegni per porcellane; illustrò le opere di Molière. Tra le sue opere
migliori è la decorazione del Palazzo Soubise. La sua attività rimane lo
specchio di tempi che ben presto sarebbero tramontati, soprattutto per la
scomparsa di quell’aristocrazia spensierata e gaudente per la quale lui
aveva lavorato. E la critica ai valori di quella società hanno spesso
limitato anche il giudizio artistico su Boucher, legato in maniera così
evidente ad una società dove i valori sociali e spirituali appaiono
quanto mai superficiali e futili.
Rinaldo e Armida (1734,
Parigi, Louvre) |
Ercole e Onfale (1735, Mosca,
Museo Pushkin) |
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Le quattro
stagioni - Primavera |
Diana dopo la caccia (Parigi,
Musée Cognacq-Jay) |
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La nascita di
Venere (1740, Stoccolma, Museo Nazionale) |
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Diana al bagno
(1742, Parigi, Louvre) |
Venere consola Amore (1751,
New York, National Gallery of Art) |
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Il bagno di Venere
(1751, New York, Metropolitan Museum of Art) |
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L'odalisca bionda
(1752, Monaco, Alte Pinakothek) |
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L'odalisca mora
(1753, Parigi, Louvre) |
Pan e Syrinx (1759, Londra,
National Gallery) |
Madame de Pompadour (1759,
Londra, Wallace Collection) |
Pigmalione e
Galatea (1767, Sanpietroburgo, Hermitage) |
Maurice Quentin de La Tour (Saint
Quentin 1704 - 1788)
Si
formò a Parigi nello studio di J.J.Spoede, ma accolse anche gli
insegnamenti di Louis de Boullongne e di J.Restout. Si specializzò nella
tecnica del pastello, rimessa in voga da Vivien e da Rosalba Carriera,
divenendo il ritrattista dell'alta società parigina, della corte e,
infine, nel 1750, dello stesso re. Esordì al Salon del 1737 con due
ritratti (Madame Boucher e un Autoritratto) e vi espose fino al 1765.
Ritornato a Saint Quentin, finanziò generosamente la scuola di disegno,
da lui fondata, lasciandovi inoltre circa ottanta pastelli.
Batoni Pompeo (Lucca 1708 - Roma 1787)
Iniziò
la sua attività come orafo nella bottega paterna, ma ben presto si recò
a Roma per studiarvi pittura. Qui si formò osservando le pitture di
Raffaello e i marmi antichi; ma nonostante questa formazione e l'amicizia
per il Mengs e David, non aderì mai compiutamente al neoclassicismo.
Oltre a numerosi ritratti, notevoli per una costante ricerca della
bellezza ideale, si ricordano molte sue tele di ispirazione idillica e di
limpida esecuzione. Eseguì anche molti dipinti di carattere religioso.
Madonna con Bambino (1742,
Roma, Galleria Borghese) |
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Ercole |
Matrimonio di
Cupido e Psiche |
Francesco Fontebasso (Venezia 1709 -
1769)
Allievo
di Sebastiano Ricci e, forse, del Tiepolo, inserì nella sua pittura
motivi desunti dalla tradizione veneta e romana. Fra le sue opere si
ricordano le sei tele nella parrocchiale di Povo e la Cena in casa del
Fariseo (Venezia, Ateneo veneto); particolarmente piacevoli i suoi
affreschi decorativi e le piccole tele a soggetto mitologico.
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Adorazione dei
pastori (Christian Museum Esztergom, Ungheria) |
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Banchetto (Treviso,
Santa Bona - Villa Uccelli-Zenobio) |
Cena in casa del
Fariseo |
Guardi Francesco (Venezia 1712 - 1793)
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Ritratto eseguito
da Pietro Longhi |
Interprete
del "vedutismo veneziano", si allontana dalla nitida precisione
del Canaletto, ritraendo con sensibilità quasi pre-romantica una laguna
melanconica, quasi evanescente.
La Piazzetta verso l'isola di
San Giorgio Maggiore con la base del campanile (Venezia, Ca'
d'Oro) |
Vernet Joseph (Avignone 1714 - Parigi
1789)
Dopo
aver appreso i primi elementi di disegno dal padre, si trasferì a Roma
nel 1734 dove studiò soprattutto gli aspetti luministici e atmosferici
del paesaggio con attenti studi dal vero. Dopo il ritorno in Francia,
raggiunse la celebrità con una serie di dipinti eseguiti su commissione
di Luigi XV (i "porti" di Marsiglia, Bordeaux e La Rochelle).
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Pescatori nel
porto (Havana, Cuba, Museo Nacional)
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